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Monasterace e il mistero dei Cavalieri di Malta

di Elia Fiorenza - Quella dei Cavalieri Ospitalieri, “generati” come cavalieri dell’Ordine dell’Ospedale di San Giovanni di Gerusalemme, di conseguenza conosciuti come Cavalieri di Rodi e in seguito come Cavalieri di Malta, è una tradizione che comincia come ordine ospedaliero benedettino intorno alla prima metà dell’undicesimo secolo a Gerusalemme e divenuto, dopo la prima crociata, un ordine religioso cavalleresco cristiano dotato di un proprio ordinamento a cui fu incaricata la cura e la difesa dei pellegrini diretti in Terra Santa. I cavalieri Ospitalieri hanno avuto in Italia una presenza assai massiccia, vista la loro missione “proteggere i Pellegrini” e considerando il fatto che il territorio dell’Alta Locride costituiva a quei tempi una concreta linea di comunicazione verso i luoghi Santi dei pellegrinaggi in medio oriente, è possibile che questi “soccorritori degli umili” abbiano fondato il loro caposaldo proprio nella Vallata dello Stilaro. A cavallo tra le fiumare Stilaro e Assi secondo alcuni importanti documenti storici tali Cavalieri si erano insediati in vari modi per raggiungere il loro scopo. Nel trattato del Seicento “Della Calabria Illustrata”, Padre Giovanni Fiore da Cropani a tal proposito narra: «Quivi giusta, che l’osservano Paolo Gualtieri, ed Ottavio Caietano fiorì un grosso monastero de’ Cavalieri di Rodi, oggidì Maltesi, perciò viene detto Monasteracccio; li famigli di suo servizio, abitandono quivi all’intorno portarono avanti l’abitazione col nome di Monasterace: onde con buona pace di Apollinare Agresta, non pare a proposito il suo sentire, che sia stato fabbricato dalla gente della città posta nella marina sul Capo di Stilo, all’ora che partì a fabbricare su ‘l monte, l’oggidì detto Stilo, se bene accresciuto, allargato di sito, e popolato di abitatori». «Dal che facilmente - continua padre Giovanni - si conghiettura la prima origine di questa terra, che non passa oltre i secoli della Grazia, mentre i cavalieri di quest’illustrissima religione, non hanno origine, che da’ secoli in qua di Cristo. Ed è pur vero, che circa il 900 o pur 950, all’ora che vennero l’universali rovine di Calabria, egli non era, che semplice monastero de’ cavalieri (come può trarsi dalla vita di San Gio. Theristys) ». «Onde - conclude il massimo storico della Calabria seicentesca - partiti i cavalieri, ei restò abitazione de’ secolari, né tropppo numerosa di abitatori, come pur oggidì, di soli 100 fuochi in circa, forse per l’aria cattiva. Abbonda però di formento, legumi di ogni sorte, e qualità di orti, pescaggioni, e di altro necessario, della quale così descrive Barrio: Hic etiam caseus probatissimus fit, et lina clara, fit gossypium, et sesama, nascuntur cappares. Gode il titolo di principato della famiglia Pignatelli, oggidì vivente d. Giacomo». Inoltre esaminando il “bios” di S. Giovanni Theristys si intuisce che questo monastero, che esternamente aveva l'aspetto di una fortezza, sorgeva sulla collina di Monasterace Superiore ed era stato costruito per ospitare e assistere viandanti, soprattutto coloro che si recavano in pellegrinaggio al Santo Sepolcro. Tesi, questa, che avvalora la narrazione del succitato frate dei Minori Cappuccini. Ancora oggi si possono vedere gli imponenti resti di quello che è comune mente chiamato "il Castello", attorno al quale sorse l’abitato di Monasterace Superiore. Della primitiva costruzione dell’ XI secolo, rimangono soltanto il ponte d'accesso in pietra e qualche tratto delle mura di cinta, in quanto tutto l'edificio subì profonde modifiche a partire dal 1464, quando i Cavalieri lasciarono Monasterace. Possesso dei Caracciolo fino al 1464, passò al Conte di Arena, nel 1478 a Guglielmo Monaco che lo vendette nel 1486 a Silvestro Galeotta. Passò poi a Carlo della Gatta, ai Pignatelli, ai Perelli dal 1699 al 1791 ed infine del barone Barnaba Abenante che lo tenne fino all'eversione della feudalità nel 1806. L'ordinamento amministrativo disposto dai francesi per legge 19 Gennaio 1807 ne faceva un Luogo, ossia Università, nel cosidetto Governo di Badolato. Il successivo riordino, operato per decreto 4 Maggio 1811, istitutivo di Comuni e Circondari, comprendendolo tra i primi, lo trasferiva nella giurisdizione di Stilo. La legge borbonica del 1816, in virtù della quale veniva istituita la nuova provincia di Reggio Calabria, trasferiva Monasterace nella giurisdizione di questa, sottraendolo a quella di Catanzaro.



Tommaso Campanella

Tommaso Campanella
Olio su tela (Covelli 1933) Comune di Stilo

Stilo, patria natale di Tommaso Campanella

Stilo, terra d'origine di fra Tommaso Campanella. Le sorgenti di base, su tale questione, ci vennero, prima d'ora, offerte dallo storico Capialbi che pubblicò gli atti processuali della Congiura ed eresia nel 1882, da Enrico Carusi che trasse dall’Archivio Vaticano i Decreti della Santa Inquisizione nel 1927, da Vincenzo Spampanato cui si deve il ritrovamento della ordinanza (nel 1927) dei Padri Domenicani di Napoli del primo processo regolamentare e dallo studioso torinese Luigi Firpo. A questo punto non resta che riassumere i Documenti che concordemente attestano Stilo, patria natale di Tommaso Campanella. In primis l’atto di battesimo “A 12 settembre. Battezzato Giovanni Domenico Campanella figlio di Geronemo e Caterina Martello nato il giorno cinque, da me D. Terenzio Romano Parroco di san Biagio del Borgo”. (cfr Vito Capialbi: Documenti inediti riguardante P. Campanella Napoli Tip. Porcelli 1845 pag. 16 nota n. 1) . Nel Borgo di Stilo, si mostra tuttora, la casa di abitazione dove venne al mondo Campanella. Se si accetta il 5 settembre 1568 come data di nascita del Campanella e la notizia ci deriva solo dal suddetto documento, bisogna convenire che tutte le notizie contenute nell’atto parrocchiale, oggi smarrito, sono veritiere. Se non si è in dubbio della data di nascita, del nome di battesimo Giovan Domenico, del nome del padre e della madre, neppure del luogo di battesimo “S. Biagio al Borgo” in Stilo, avvenuto sette giorni dopo la nascita e precisamente il 12 settembre 1568. Battezzato a Stilo Campanella fu partorito a Stilo e non esiste un testo che possa comprovare l’ipotesi di un trasferimento da Stignano a Stilo per il battesimo. Il volume Scriptores Ordinis Praedicatorum lo dichiara “Natus Styli an. 1568 die 5 septembris est”. Campanella richiesto a rilasciare dichiarazione, dopo qualche giorno della cattura avvenuta in una vigna, vicino al mare, di Antonio Musuraca, presso Roccella, ebbe a registrare: “Io fra Thomase Campanella del ordine di S.to Dominico, dela terra de Stilo de Calabria Ultra…” (L.Amabile III, 28) ed interrogato a Castelnuovo di Napoli il 23 novembre 1599 afferma: “Io mi chiamo fra Thomasi Campanella dell’ordine di San Dominico, son di una terra chiamata Stilo in Calabria Ultra…” (L.Amabile, III, 247). Quindi nelle sue dichiarazioni il Campanella non specifica del casale di Stilo chiamato Stignano. Al contrario, il domenicano Fr. Domenico Petrolo, coinvolto col Campanella nella Congiura del 1599 diversifica Stignano da Stilo: “Io mi chiamo fra Domenico Petrolo di Stignano sono di Stignano sono sacerdote…” (L.Amabile III, 212). A marcare la distinzione dei due paesi vi stanno i Decreti della Santa Inquisizione. Il Decreto n. 5 del 14 marzo 1595 recita: “ Frater Thomasi filius Hieronimi Campanella de Stilo” (cfr. inoltre il decreto n. 6 del 16 dicembre 1596 e n. 10 del 2 luglio 1598). Del Petrolo, nel Decreto n. 38 del 28 novembre 1602, si dice: “ In causa fratis Dominico de Stignano”. (cfr. Giornale Critico della Filosofia Italiana Roma – Milano VIII – 1927 pag. 321-359). In verità Geronemo Campanella Sindaco di Stignano si trasferì per un periodo con tutta la famiglia a causa della peste. Omettiamo di citare gli innumerevoli testi Campanelliani dove Stilo è chiamata Patria mia e nessuno che possa in qualche modo richiamare Stignano. Da evidenziare, inoltre, la denunzia di Fabio de Lauro e G.Battista stesa il 10 agosto 1599 nella quale si legge: “Fray Thomas Campanella de Stylo dela orden de santo Domingo, persona che tiene el primato per todo el mundo”. (L.Amabile III, 15). Scrive l’intellettuale torinese Luigi Firpo: “Sembra pesare tuttora sulla figura di Tommaso Campanella qualcosa come un'avversione sorda, una diffidenza, un senso di intolleranza infastidita, che e` per tanta parte ancora l'atteggiamento col quale il tempo suo ne ascoltò le parole appassionate e parve volerlo respingere come un suscitatore di problemi troppo gravi e apparentemente remoti dal vivo delle dispute quotidiane. Egli, per parte sua, contribuì a questo suo fallimento pratico con la esuberanza indomabile, le visioni gigantesche,il fare profetico, l ' incapacità di agire avvedutamente tra gli interessi e i rispetti mondani. Nacque quattro secoli or sono, il 5 settembre 1568, in una casupola di questa vostra città di Stilo, aggrappata a uno sperone del roccioso Consolino e affacciata sullo Ionio”.

Madonna delle Grazie Stilo

Madonna delle Grazie Stilo
affresco "a sinopia" XVI secolo

Cattolica di Stilo X sec.

Cattolica di Stilo X sec.
veduta dall'alto (cupole)

Bivongi (panorama)

Bivongi ... e le sue acque sante

Sentirsi bene. Essere in forma, in armonia con se stessi. È il turismo del nuovo millennio e Bivongi è la più termale dei centri dell’alta Locride. L’antico borgo, posto sulle falde occidentali del monte Consolino, nel Medio Evo ebbe grande importanza assieme a Stilo a Pazzano per l'estrazione dalle sue miniere di limonite, pirite, rame ed argento. Bagni di Guida è una località di Bivongi nei pressi della fiumara dello Stilaro, un tempo noto come “Acque Sante” per le sue proprietà mediche dovute ad elementi sulfuro-alcalini. Se ne conosce un suo utilizzo fin dal 1870 ma erano note sin dal tempo dei bizantini e anche nella fase pre-bizantina. L’acqua è da sempre accreditata un elemento di necessario valore sia per il sostentamento dell'uomo, che per il miglioramento della civiltà. Appunto, la nascita e lo sviluppo di molti popoli è stato rigorosamente legato alla presenza di corsi d'acqua. Per di più, l’uomo ha individuato nell’acqua la capacità di preservarlo dalle malattie e di facilitargli la guarigione, per queste motivazioni sin dall'antichità ha attribuito ad essa virtù prodigiose, a tal punto che veniva considerata omaggio degli dei. Quando nel Medio Evo, le solite erbe e tisane non riuscivano né a curare le patologie né tanto meno ad alleviare la sofferenza fisica, non restava che affidarsi all’azione curativa e purificatrice dell’acqua che riacquistò così l'importanza terapeutica. In realtà, i solfuri alcalini conferiscono alle acque dei bagni di Guida di Bivongi le importanti proprietà antimicrobiche. Quest’acqua sulfurea è ricca di sali minerali e principi attivi. Possiede un particolare grado solfimedrico che garantisce un’azione sulla pelle cheratoplastica, cheratolitica, anti-seborroica ed antimicrobica. Oltre a queste proprietà dell’acqua sulfurea che potremmo definire dirette sulla pelle, ci sono delle azioni indirette quali la stimolazione della circolazione, la stimolazione delle funzioni biologiche delle cellule, intervenendo sull’eliminazione dei radicali liberi. Bivongi è un'immersione completa, un viaggio dentro se stessi per recuperare il benessere perduto. Un itinerario, dunque, alla scoperta di una Calabria forse meno conosciuta, ma non per questo meno affascinante: un luogo antico che ci racconta di un’allegra stagione di sviluppo economico e sociale.
Elia Fiorenza

Stilo: Palazzo San Giovanni