
di Elia Fiorenza
(articolo pubblicato su l'Avvenire di Calabria - giugno 2009)
Una sconosciuta “iconografia” di Tommaso Campanella, databile al XVIII secolo, è stata scoperta in Francia, a Parigi. La litografia incisa da Ferdinand, in acciaio in ottimo stato, (misure 15x24) a piena pagina, su carta pesante, con margini bianchi e con retro dello stesso colore è opera del celebre artista francese R. de Moraine. Nella pregiata stampa si riconosce il frate stilese, in abito domenicano, inginocchiato ad implorare due signorotti dell’epoca in prossimità di un’imbarcazione, mentre sullo sfondo vi si nota su di una piccola altura il santo Crocefisso. Tommaso Campanella, con cui si conclude il pensiero rinascimentale, nacque domenica cinque settembre del 1568 alle ore sei pomeridiane a Stilo in Calabria ed entrò nell'Ordine dei Domenicani a quattordici anni. Astrologo, medico e mago, governato da un’ansia di innovazione universale, sicuro di avere una missione da compiere, inesauribile nella sua opera, straordinariamente colto, scrisse le sue opere con forza irrefrenabile come “un vulcano in eruzione”. Deluso dell’Aristotelismo e del Tomismo, studiò vari filosofi e scritti orientali. L’“indisciplina” dei conventi domenicani meridionali gli permise di frequentare a Napoli Giovan Battista Della Porta, estimatore di magia. Nel 1591 subì un primo processo per eresia e pratiche magiche. Restò pochi mesi in carcere e, uscito, anziché ritornare nei conventi della sua Povincia, disobbedendo a quanto gli era stato imposto, partì per Padova, dove conobbe Galileo Galilei. Seguirono altri tre processi: uno a Padova e due a Roma (1596 e 1597). Alla fine, fu costretto a ritornare a Stilo nella Calabria Ultra, con proibizione di predicare e confessare e con il compito di chiarire l'ortodossia dei suoi scritti. Ma le sue preoccupazioni di rinnovamento, i sogni di riordini religiosi e politici, le visioni di tipo messianico, esaltate dalle sue concezioni astrologiche, lo spinsero a ordire e a predicare una rivolta contro la Spagna, che avrebbe dovuto costituire l'inizio del suo grandioso disegno. Ma nel 1599 Campanella, tradito da alcuni cospiratori, venne arrestato, incarcerato e condannato a morte. Il frate di Stilo salvò dalla morte con abilissimo inganno di follia, che egli seppe con forza sostenere anche attraverso le prove di verifica più dure e crudeli. La condanna a morte fu trasformata in quella di carcere perpetuo. Il carcere, che durò ben ventisette anni, dapprima durissimo, divenne via via più tollerabile, fino a divenire quasi solo formale. Campanella poté scrivere i suoi libri, tenere corrispondenza e ricevere visite. Nel 1626 il re di Spagna lo fece scarcerare, ma la libertà durò assai poco, perché il Nunzio apostolico lo fece incarcerare di nuovo e trasferire a Roma nelle carceri del Santo Uffizio. Ma qui le sorti di Campanella cambiarono completamente, a motivo della protezione di papa Urbano VIII, tanto che loco carceris fra Tommaso ebbe a disposizione nientemeno che il palazzo del Santo Uffizio. Mentre era in carcere a Napoli, i suoi disegni politici si erano orientati verso la Spagna, considerata come la potenza che avrebbe potuto realizzare la desiderata «innovazione universale»; ma a Roma Campanella divenne filo-francese. Per tale motivo, essendo stata scoperta a Napoli nel 1634 una congiura contro gli spagnoli, organizzata da un discepolo di Campanella, il filosofo calabrese venne ingiustamente considerato corresponsabile, e per questo dovette fuggire a Parigi, sotto falso nome e “travestito” da frate minore conventuale, sotto la protezione dell'ambasciatore di Francia. Dal 1634 Campanella visse a Parigi momenti di notorietà, ammirato e ossequiato da molti dotti e da diverse famiglie aristocratiche. Il re Luigi XIII gli assegnò un modico sostentamento; fu amico del potentissimo card. Richelieu. Il suo decesso avvenne il 21 maggio 1639, mentre cercava invano, con le sue tecniche astrologiche, di tener lontana la morte.