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ORDINE MILITARE DI SANTA MARIA DI BETLEM


L'Ordine di Santa Maria di Betlemme, per la precisione "Ordo Militaris ac Hospitalarius de Sanctae Mariae de Bethlehem", fu un ordine sacro militare istituito con la bolla "Veram semper et solidam" datata, con stile fiorentino, il 1° febbraio 1458 che corrisponde al 19 gennaio 1459 da Papa Pio II (Enea Silvio Piccolomini) nel quadro di una generale azione politica per contrastare la conquista di Costantinopoli da parte dei turchi (Maometto II) e la perdita alla Cristianità di gran parte dell'Europa orientale e balcanica.

L'azione militare e ospitaliera (crociata) a cui deve assolvere è nell'immediato quella di difendere le Isole dell'Egeo di fronte alla costa turca, da poco riconquistate dallo Scarampi (con Papa Callisto III ancora vivente).

L'idea che è alla base di questa istituzione papale è quella di riunificare sotto una sola insegna gli Ordini cavallereschi che due secoli prima avevano dato vita alle Crociate verso la Terra Santa e Gerusalemme e che si sono trasformati in Istituzioni statali o quasi. Vengono pertanto date in dote all'Ordine i beni di molti Ordini preesistenti, ordinando loro praticamente di sciogliersi e confluire in una sola Milizia. Cosa che ovviamente non avvenne. Si conta un numero di aderenti al nuovo Ordine di poco superiore al centinaio e affidati al comando di Daimberto de Amorosa.

Al contrario gli Ordini che nel disegno papale avrebbero dovuto confluire nella nuova milizia con le insegne della Madonna erano quelli ormai storici del Santo Sepolcro, di San Lazzaro, di Gerusalemme, di Saxia, di Santa Maria dei Crociferi e di San Giacomo d'Altopascio, tutti formalmente aboliti dal Pontefice.

Per la prima volta, dunque, un Papa non si limita a riconoscere e benedire una Crociata ma istituisce egli stesso un Ordine cavalleresco, promuovendo in prima persona una Crociata con un dichiarato fine politico prima ancora che religioso: difendere l'unità dell'Europa, impossibile da dirsi se non cristiana. Per comprendere questo proposito, in un'epoca ormai di pieno Rinascimento, bisogna guardare alla biografia di Papa Pio II, autore per altro di una Lettera a Maometto II e uomo egli stesso del Rinascimento italiano di cui è un esponente letterario non di secondo piano.

I Cavalieri dell'Ordine di Santa Maria di Betlemme tennero per un anno l'Isola di Lemnos ma furono infine ricacciati dai turchi e si rifugiarono nell'isola di Syra, unendosi ai Cavalieri dell'Ordine gerolosomitano (futuro Ordine di Malta in quel tempo detto appunto Ordine di Rodi). I cavalieri portavano un mantello bianco con croce rossa. Leibnitz ne pubblicò la bolla di fondazione. Tornati sconfitti dall'isola di Syra e in attesa che Papa Pio II compisse il proprio disegno di Crociata verso Costantinopoli e contro Maometto II l'Ordine viene laicizzato e affidato alla famiglia di Daimberto de Amorosa con Bolla "Magnae Devotionis Tuae" del 16 marzo 1464.

Dopo la morte di Daimberto il nuovo Papa, Innocenzo VIII, con una Bolla del 1484 cedette tutti i beni dell'Ordine Betlemita a quello di Rodi, che l'aveva ospitato in ritirata da Lemno. Da allora i Cavalieri Betlemiti, non avendo più "rendite", conservarono solo la natura "militare" e l'Ordine assunse il carattere di una onorificenza dinastica della casata di Daimberto, riconosciuto nella Bolla di laicizzazione come discendente della dinastia bizantina di Amorio Anche questo dettaglio sembra corrispondere al disegno politico di Papa Pio II essendo gli Imperatori di Amorio gli ultimi a cavallo dello Scisma con la Chiesa di Oriente.

Durante il regno di Michele III (che la storiografia cattolica epiteta non a caso come l'Ubriacone) avviene infatti lo scontro con il patriarca di Costantinopoli Fozio I, figura di grandissimo prestigio e di importanza storica. Non ultimo, nel disegno di Papa Pio II, il dettaglio dell'insegna di Santa Maria di Betlemme per la nuova crociata su Costantinopoli con un discendente della Casa di Amorio a capo. Infatti il culto delle icone nell'Impero Romano di Oriente viene ripristinato, dopo secoli di feroci persecuzioni iconoclaste, proprio da una discendente di queste breve dinastia, Teodora, madre di Michele III, da lui anche perseguitata ma Santa per il mondo cristiano d'Oriente e che reintroduce la venerazione della Vergine Maria a Costantinopoli. La processione dell'11 marzo dell'843 d.C., da lei guidata con una Odigitria tra le mani, ridette avvio all'iconodulia e alla grande tradizione artistica e religiosa delle Icone d'oriente. Viene ancora oggi festeggiata da molte Chiese cristiane ortodosse come la Festa dell'Ortodossia.

Tommaso Campanella

Tommaso Campanella
Olio su tela (Covelli 1933) Comune di Stilo

Stilo, patria natale di Tommaso Campanella

Stilo, terra d'origine di fra Tommaso Campanella. Le sorgenti di base, su tale questione, ci vennero, prima d'ora, offerte dallo storico Capialbi che pubblicò gli atti processuali della Congiura ed eresia nel 1882, da Enrico Carusi che trasse dall’Archivio Vaticano i Decreti della Santa Inquisizione nel 1927, da Vincenzo Spampanato cui si deve il ritrovamento della ordinanza (nel 1927) dei Padri Domenicani di Napoli del primo processo regolamentare e dallo studioso torinese Luigi Firpo. A questo punto non resta che riassumere i Documenti che concordemente attestano Stilo, patria natale di Tommaso Campanella. In primis l’atto di battesimo “A 12 settembre. Battezzato Giovanni Domenico Campanella figlio di Geronemo e Caterina Martello nato il giorno cinque, da me D. Terenzio Romano Parroco di san Biagio del Borgo”. (cfr Vito Capialbi: Documenti inediti riguardante P. Campanella Napoli Tip. Porcelli 1845 pag. 16 nota n. 1) . Nel Borgo di Stilo, si mostra tuttora, la casa di abitazione dove venne al mondo Campanella. Se si accetta il 5 settembre 1568 come data di nascita del Campanella e la notizia ci deriva solo dal suddetto documento, bisogna convenire che tutte le notizie contenute nell’atto parrocchiale, oggi smarrito, sono veritiere. Se non si è in dubbio della data di nascita, del nome di battesimo Giovan Domenico, del nome del padre e della madre, neppure del luogo di battesimo “S. Biagio al Borgo” in Stilo, avvenuto sette giorni dopo la nascita e precisamente il 12 settembre 1568. Battezzato a Stilo Campanella fu partorito a Stilo e non esiste un testo che possa comprovare l’ipotesi di un trasferimento da Stignano a Stilo per il battesimo. Il volume Scriptores Ordinis Praedicatorum lo dichiara “Natus Styli an. 1568 die 5 septembris est”. Campanella richiesto a rilasciare dichiarazione, dopo qualche giorno della cattura avvenuta in una vigna, vicino al mare, di Antonio Musuraca, presso Roccella, ebbe a registrare: “Io fra Thomase Campanella del ordine di S.to Dominico, dela terra de Stilo de Calabria Ultra…” (L.Amabile III, 28) ed interrogato a Castelnuovo di Napoli il 23 novembre 1599 afferma: “Io mi chiamo fra Thomasi Campanella dell’ordine di San Dominico, son di una terra chiamata Stilo in Calabria Ultra…” (L.Amabile, III, 247). Quindi nelle sue dichiarazioni il Campanella non specifica del casale di Stilo chiamato Stignano. Al contrario, il domenicano Fr. Domenico Petrolo, coinvolto col Campanella nella Congiura del 1599 diversifica Stignano da Stilo: “Io mi chiamo fra Domenico Petrolo di Stignano sono di Stignano sono sacerdote…” (L.Amabile III, 212). A marcare la distinzione dei due paesi vi stanno i Decreti della Santa Inquisizione. Il Decreto n. 5 del 14 marzo 1595 recita: “ Frater Thomasi filius Hieronimi Campanella de Stilo” (cfr. inoltre il decreto n. 6 del 16 dicembre 1596 e n. 10 del 2 luglio 1598). Del Petrolo, nel Decreto n. 38 del 28 novembre 1602, si dice: “ In causa fratis Dominico de Stignano”. (cfr. Giornale Critico della Filosofia Italiana Roma – Milano VIII – 1927 pag. 321-359). In verità Geronemo Campanella Sindaco di Stignano si trasferì per un periodo con tutta la famiglia a causa della peste. Omettiamo di citare gli innumerevoli testi Campanelliani dove Stilo è chiamata Patria mia e nessuno che possa in qualche modo richiamare Stignano. Da evidenziare, inoltre, la denunzia di Fabio de Lauro e G.Battista stesa il 10 agosto 1599 nella quale si legge: “Fray Thomas Campanella de Stylo dela orden de santo Domingo, persona che tiene el primato per todo el mundo”. (L.Amabile III, 15). Scrive l’intellettuale torinese Luigi Firpo: “Sembra pesare tuttora sulla figura di Tommaso Campanella qualcosa come un'avversione sorda, una diffidenza, un senso di intolleranza infastidita, che e` per tanta parte ancora l'atteggiamento col quale il tempo suo ne ascoltò le parole appassionate e parve volerlo respingere come un suscitatore di problemi troppo gravi e apparentemente remoti dal vivo delle dispute quotidiane. Egli, per parte sua, contribuì a questo suo fallimento pratico con la esuberanza indomabile, le visioni gigantesche,il fare profetico, l ' incapacità di agire avvedutamente tra gli interessi e i rispetti mondani. Nacque quattro secoli or sono, il 5 settembre 1568, in una casupola di questa vostra città di Stilo, aggrappata a uno sperone del roccioso Consolino e affacciata sullo Ionio”.

Madonna delle Grazie Stilo

Madonna delle Grazie Stilo
affresco "a sinopia" XVI secolo

Cattolica di Stilo X sec.

Cattolica di Stilo X sec.
veduta dall'alto (cupole)

Bivongi (panorama)

Bivongi ... e le sue acque sante

Sentirsi bene. Essere in forma, in armonia con se stessi. È il turismo del nuovo millennio e Bivongi è la più termale dei centri dell’alta Locride. L’antico borgo, posto sulle falde occidentali del monte Consolino, nel Medio Evo ebbe grande importanza assieme a Stilo a Pazzano per l'estrazione dalle sue miniere di limonite, pirite, rame ed argento. Bagni di Guida è una località di Bivongi nei pressi della fiumara dello Stilaro, un tempo noto come “Acque Sante” per le sue proprietà mediche dovute ad elementi sulfuro-alcalini. Se ne conosce un suo utilizzo fin dal 1870 ma erano note sin dal tempo dei bizantini e anche nella fase pre-bizantina. L’acqua è da sempre accreditata un elemento di necessario valore sia per il sostentamento dell'uomo, che per il miglioramento della civiltà. Appunto, la nascita e lo sviluppo di molti popoli è stato rigorosamente legato alla presenza di corsi d'acqua. Per di più, l’uomo ha individuato nell’acqua la capacità di preservarlo dalle malattie e di facilitargli la guarigione, per queste motivazioni sin dall'antichità ha attribuito ad essa virtù prodigiose, a tal punto che veniva considerata omaggio degli dei. Quando nel Medio Evo, le solite erbe e tisane non riuscivano né a curare le patologie né tanto meno ad alleviare la sofferenza fisica, non restava che affidarsi all’azione curativa e purificatrice dell’acqua che riacquistò così l'importanza terapeutica. In realtà, i solfuri alcalini conferiscono alle acque dei bagni di Guida di Bivongi le importanti proprietà antimicrobiche. Quest’acqua sulfurea è ricca di sali minerali e principi attivi. Possiede un particolare grado solfimedrico che garantisce un’azione sulla pelle cheratoplastica, cheratolitica, anti-seborroica ed antimicrobica. Oltre a queste proprietà dell’acqua sulfurea che potremmo definire dirette sulla pelle, ci sono delle azioni indirette quali la stimolazione della circolazione, la stimolazione delle funzioni biologiche delle cellule, intervenendo sull’eliminazione dei radicali liberi. Bivongi è un'immersione completa, un viaggio dentro se stessi per recuperare il benessere perduto. Un itinerario, dunque, alla scoperta di una Calabria forse meno conosciuta, ma non per questo meno affascinante: un luogo antico che ci racconta di un’allegra stagione di sviluppo economico e sociale.
Elia Fiorenza

Stilo: Palazzo San Giovanni