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Il Culto di San Giorgio a Stilo



Giorgio onorato come santo e martire da tutta la Chiesa cattolica, visse intorno al III secolo e morì prima di Costantino, probabilmente a Lydda (presso l’odierna Jaffa in Palestina). Convertitosi al cristianesimo, donò ai poveri tutti i suoi averi. Ricevette la predizione di enormi supplizi che sarebbero durati sette anni. Nel corso della persecuzione dioclezianea fu infatti arrestato e torturato più volte, superando prove inesprimibili. Soffrì quindi il martirio decapitato. Sul luogo della sua tomba sorse un santuario già nel IV secolo. Il culto di San Giorgio a Stilo si riallaccia con ogni probabilità al medioevo, dopo essere stato diffuso in tutta la Calabria dai Padri dell’ordine di san Basilio Magno, che avevano trasformato la Regione in una “nuova Tebaide di anacoreti la cui fama si era spinta fino a Costantinopoli ed a Gerusalemme”. Intense sono le leggende Stilesi legate al Santo Cavaliere. Si narra invero che, durante una delle molteplici incursioni subite da Stilo, ad opera soprattutto, dei Saraceni e dei Turchi, l’illustrissima et fidelissima Civitas Styli, oppose ai primi una furiosa e ferrea resistenza. Benché gli insidiosi, ripetuti attacchi, sferrati e portati avanti da preminenti e valorose schiere, gli infedeli devastatori, ad ogni nuova pericolosa ondata, venivano regolarmente respinti dopo aver subito, ogni volta, pesanti perdite. Per non ritornare a casa a mani completamente vuote, quella massa insaziabile di predatori, pensò bene di stringere d’assedio la città di Stilo e far capitolare, per carestia i suoi prodi abitanti. E molto probabile, il loro turpe, empio proposito, avrebbe potuto avere un risultato a loro favorevole se, una mattina, uno sconosciuto e avvenente giovane, facendo il giro di tutte le case, su di un bianco destriero, non avesse suggerito e quasi imposto a tutte le mamme coi bambini piccoli, di non allattare, quel giorno i loro pargoli, e di raccogliere invece, il latte dai turgidi seni, in un unico spazioso contenitore. Con tutto quel latte, il nobile giovane, preparò un’ottima ricotta. Dopo aver creato di tutta quella ricotta un’infinità di palle, cominciò a scaraventare con furia, le stesse sull’accampamento nemico. A quella vista, gli eretici, pensando che sicuramente sarebbero passati degli anni prima che gli assediati fossero costretti ad arrendersi, rimossero le tende e se ne tornarono, umiliati, alle loro dimore, al di là del mare. Si dice pure che quel giovane, che nessuno vide più in quella zona, fosse San Giorgio. Non si hanno però notizie di processioni o feste anteriori al 1700: nel 1783 il tremendo terremoto radeva al suolo molti paesi calabresi arrecando tra l’altro, ingenti danni a Stilo, che cominciava così ad onorare con più celerità il Conquistatore d’oriente, diventando l’anno successivo protettore della città. (altre due volte, nel 1908 e nel 1933, il Santo proteggerà gli stilesi dal sisma). La devozione per San Giorgio assunse perciò importanza soltanto sul finire del 1800. Altra leggenda popolare Stilese riporta che la statua di san Giorgio era stata portata sul monte Consolino per proteggere la città dai nemici. Scampata la minaccia gli Stilesi riportarono il protettore in paese. Ma la notte il dignitoso guerriero ritornò offeso sul monte. Pretendeva, giustamente, di essere riaccompagnato in Chiesa magnificamente ed in processione. Come poi fu fatto. Da allora i ruderi sottostanti al Castello presero il nome di “casi e San Giorgi”. L’ultimo racconto tradizionale riguarda invece le piume dell’elmo della statua stilese del santo. Si tratta, invero, di una convinzione popolare. Il popolo vuole che la caduta di ogni piuma, durante la processione assuma un significato diverso. La caduta della piuma rossa può annunciare fuoco e terremoto, la caduta della piuma bianca può prevedere neve e carestia, la caduta della piuma verde può avvisare alluvioni e nubifragi. Per sorte il dovere storico di questo Santo, avvolto nella leggenda, è di ricordare all’uomo una sola dottrina vitale, il bene vince sempre il male e l’uomo sensato, nelle valutazioni della vita, non si lascia mai raggirare dagli aspetti esteriori.
Elia Fiorenza

Tommaso Campanella

Tommaso Campanella
Olio su tela (Covelli 1933) Comune di Stilo

Stilo, patria natale di Tommaso Campanella

Stilo, terra d'origine di fra Tommaso Campanella. Le sorgenti di base, su tale questione, ci vennero, prima d'ora, offerte dallo storico Capialbi che pubblicò gli atti processuali della Congiura ed eresia nel 1882, da Enrico Carusi che trasse dall’Archivio Vaticano i Decreti della Santa Inquisizione nel 1927, da Vincenzo Spampanato cui si deve il ritrovamento della ordinanza (nel 1927) dei Padri Domenicani di Napoli del primo processo regolamentare e dallo studioso torinese Luigi Firpo. A questo punto non resta che riassumere i Documenti che concordemente attestano Stilo, patria natale di Tommaso Campanella. In primis l’atto di battesimo “A 12 settembre. Battezzato Giovanni Domenico Campanella figlio di Geronemo e Caterina Martello nato il giorno cinque, da me D. Terenzio Romano Parroco di san Biagio del Borgo”. (cfr Vito Capialbi: Documenti inediti riguardante P. Campanella Napoli Tip. Porcelli 1845 pag. 16 nota n. 1) . Nel Borgo di Stilo, si mostra tuttora, la casa di abitazione dove venne al mondo Campanella. Se si accetta il 5 settembre 1568 come data di nascita del Campanella e la notizia ci deriva solo dal suddetto documento, bisogna convenire che tutte le notizie contenute nell’atto parrocchiale, oggi smarrito, sono veritiere. Se non si è in dubbio della data di nascita, del nome di battesimo Giovan Domenico, del nome del padre e della madre, neppure del luogo di battesimo “S. Biagio al Borgo” in Stilo, avvenuto sette giorni dopo la nascita e precisamente il 12 settembre 1568. Battezzato a Stilo Campanella fu partorito a Stilo e non esiste un testo che possa comprovare l’ipotesi di un trasferimento da Stignano a Stilo per il battesimo. Il volume Scriptores Ordinis Praedicatorum lo dichiara “Natus Styli an. 1568 die 5 septembris est”. Campanella richiesto a rilasciare dichiarazione, dopo qualche giorno della cattura avvenuta in una vigna, vicino al mare, di Antonio Musuraca, presso Roccella, ebbe a registrare: “Io fra Thomase Campanella del ordine di S.to Dominico, dela terra de Stilo de Calabria Ultra…” (L.Amabile III, 28) ed interrogato a Castelnuovo di Napoli il 23 novembre 1599 afferma: “Io mi chiamo fra Thomasi Campanella dell’ordine di San Dominico, son di una terra chiamata Stilo in Calabria Ultra…” (L.Amabile, III, 247). Quindi nelle sue dichiarazioni il Campanella non specifica del casale di Stilo chiamato Stignano. Al contrario, il domenicano Fr. Domenico Petrolo, coinvolto col Campanella nella Congiura del 1599 diversifica Stignano da Stilo: “Io mi chiamo fra Domenico Petrolo di Stignano sono di Stignano sono sacerdote…” (L.Amabile III, 212). A marcare la distinzione dei due paesi vi stanno i Decreti della Santa Inquisizione. Il Decreto n. 5 del 14 marzo 1595 recita: “ Frater Thomasi filius Hieronimi Campanella de Stilo” (cfr. inoltre il decreto n. 6 del 16 dicembre 1596 e n. 10 del 2 luglio 1598). Del Petrolo, nel Decreto n. 38 del 28 novembre 1602, si dice: “ In causa fratis Dominico de Stignano”. (cfr. Giornale Critico della Filosofia Italiana Roma – Milano VIII – 1927 pag. 321-359). In verità Geronemo Campanella Sindaco di Stignano si trasferì per un periodo con tutta la famiglia a causa della peste. Omettiamo di citare gli innumerevoli testi Campanelliani dove Stilo è chiamata Patria mia e nessuno che possa in qualche modo richiamare Stignano. Da evidenziare, inoltre, la denunzia di Fabio de Lauro e G.Battista stesa il 10 agosto 1599 nella quale si legge: “Fray Thomas Campanella de Stylo dela orden de santo Domingo, persona che tiene el primato per todo el mundo”. (L.Amabile III, 15). Scrive l’intellettuale torinese Luigi Firpo: “Sembra pesare tuttora sulla figura di Tommaso Campanella qualcosa come un'avversione sorda, una diffidenza, un senso di intolleranza infastidita, che e` per tanta parte ancora l'atteggiamento col quale il tempo suo ne ascoltò le parole appassionate e parve volerlo respingere come un suscitatore di problemi troppo gravi e apparentemente remoti dal vivo delle dispute quotidiane. Egli, per parte sua, contribuì a questo suo fallimento pratico con la esuberanza indomabile, le visioni gigantesche,il fare profetico, l ' incapacità di agire avvedutamente tra gli interessi e i rispetti mondani. Nacque quattro secoli or sono, il 5 settembre 1568, in una casupola di questa vostra città di Stilo, aggrappata a uno sperone del roccioso Consolino e affacciata sullo Ionio”.

Madonna delle Grazie Stilo

Madonna delle Grazie Stilo
affresco "a sinopia" XVI secolo

Cattolica di Stilo X sec.

Cattolica di Stilo X sec.
veduta dall'alto (cupole)

Bivongi (panorama)

Bivongi ... e le sue acque sante

Sentirsi bene. Essere in forma, in armonia con se stessi. È il turismo del nuovo millennio e Bivongi è la più termale dei centri dell’alta Locride. L’antico borgo, posto sulle falde occidentali del monte Consolino, nel Medio Evo ebbe grande importanza assieme a Stilo a Pazzano per l'estrazione dalle sue miniere di limonite, pirite, rame ed argento. Bagni di Guida è una località di Bivongi nei pressi della fiumara dello Stilaro, un tempo noto come “Acque Sante” per le sue proprietà mediche dovute ad elementi sulfuro-alcalini. Se ne conosce un suo utilizzo fin dal 1870 ma erano note sin dal tempo dei bizantini e anche nella fase pre-bizantina. L’acqua è da sempre accreditata un elemento di necessario valore sia per il sostentamento dell'uomo, che per il miglioramento della civiltà. Appunto, la nascita e lo sviluppo di molti popoli è stato rigorosamente legato alla presenza di corsi d'acqua. Per di più, l’uomo ha individuato nell’acqua la capacità di preservarlo dalle malattie e di facilitargli la guarigione, per queste motivazioni sin dall'antichità ha attribuito ad essa virtù prodigiose, a tal punto che veniva considerata omaggio degli dei. Quando nel Medio Evo, le solite erbe e tisane non riuscivano né a curare le patologie né tanto meno ad alleviare la sofferenza fisica, non restava che affidarsi all’azione curativa e purificatrice dell’acqua che riacquistò così l'importanza terapeutica. In realtà, i solfuri alcalini conferiscono alle acque dei bagni di Guida di Bivongi le importanti proprietà antimicrobiche. Quest’acqua sulfurea è ricca di sali minerali e principi attivi. Possiede un particolare grado solfimedrico che garantisce un’azione sulla pelle cheratoplastica, cheratolitica, anti-seborroica ed antimicrobica. Oltre a queste proprietà dell’acqua sulfurea che potremmo definire dirette sulla pelle, ci sono delle azioni indirette quali la stimolazione della circolazione, la stimolazione delle funzioni biologiche delle cellule, intervenendo sull’eliminazione dei radicali liberi. Bivongi è un'immersione completa, un viaggio dentro se stessi per recuperare il benessere perduto. Un itinerario, dunque, alla scoperta di una Calabria forse meno conosciuta, ma non per questo meno affascinante: un luogo antico che ci racconta di un’allegra stagione di sviluppo economico e sociale.
Elia Fiorenza

Stilo: Palazzo San Giovanni