di MAURIZIO DI GIACOMO
Diversi quotidiani di mercoledi 7 ottobre 2007 hanno riferito come imminente il trasferimento di mons. Carlo Maria Bregantini, vescovo di Locri-Gerace, noto a livello internazionale per la sua testimonianza di contrasto educativo e culturale alla n'ndrahjeta in Calabria alla più tranquilla sede di Campobasso nel Molise.
Questo scenario era stato anticipato da Nuova Agenzia Radicale avendolo appreso, a fine settembre, a margine della consacrazione, in San Pietro, di cinque nuovi vescovi da parte di Benedetto XVI, tra i quali mons. Gianfranco Ravasi, neo presidente del pontificio consiglio per la cultura.
Mons. Bregantini dell' ordine degli stimmatini, trentino di origine, ex prete operaio a Verona, era da tempo in lista di partenza. Gia' lo scorso anno si parlava di un suo trasferimento in una diocesi della Puglia. Quest'autunno aveva provocato emozione e forse anche irritazione oltre le Mura Vaticane il fatto che mons. Bregantini si fosse recato a pregare a Duisburg, in Germania, dove da anni sono inseriti numerosi emigrati calabresi che avevano assistiti impotenti a una ministrage in una pizzeria gestita da italiani e teleguidata da un importante clan della n'drangheta che ha la sua base operativa a San Luca in Calabria, all'interno dei confini canonici della diocesi di Locri e Squillace.
Mons. Bregantini a Locri da 14 anni era diventato un punto di riferimento per molti a livello sociale, incoraggiando la nascita di cooperative formate da giovani decisi a non cedere alla morsa dell'emigrazione e dell'economia criminale e a livello religioso.
Recentemente la quotata ''Rivista del Clero Italiano'' aveva ospitato un' attualizzazione del detto di Gesù Cristo: a chi ti schiaffeggia, porgi l'altra guancia! In una delle due attualizzazioni li proposte compariva un 'esortazione del 2000 di mons. Bregantini dopo l'assasinio di un imprenditore della Locride che non aveva voluto abbassare la testa. D'altra parte non è un mistero che quando poteva mons. Bregantini si allontanava saltando la scorta assegnatagli fal locale prefetto. La circostanza potrebbe aver provocato rimostranze giunte fino alla scrivania di Giuliano Amato, attuale ministro agli Interni.
Eventuali timori del Viminale per l'incolumità di mons. Bregantini potrebbero essersi saldati con analoghi orientamenti della segreteria di stato vaticana. Adesso si attende di sapere 'chi' sarà il successore di mons. Bregantini alla guida della diocesi di Locri-Gerace. L'auspicio è che vi sia designato o un vescovo o un sacerdote che almeno non spezzi la continuità a livello di mobilitazione culturale e ideale favorita da mons. Bregantini per ridurre almeno un po' l'abbraccio della n'drangheta.
Con molto realismo la lotta combinata per effettivamente ridimensionarla non sarà né breve né indolore. E i ragazzi e le ragazze che in Calabria, in varie occasioni, basti citare l'assassinio del dirigente de ''La Margherita '', Fortugno, hanno trovato il coraggio per reagire, una realtà alla quale ha guardato con intresse l'ex segretario nazionale della Cisl, Savino Pezzotta, non meritano di essere lasciati soli e indeboliti.
Diversi quotidiani di mercoledi 7 ottobre 2007 hanno riferito come imminente il trasferimento di mons. Carlo Maria Bregantini, vescovo di Locri-Gerace, noto a livello internazionale per la sua testimonianza di contrasto educativo e culturale alla n'ndrahjeta in Calabria alla più tranquilla sede di Campobasso nel Molise.
Questo scenario era stato anticipato da Nuova Agenzia Radicale avendolo appreso, a fine settembre, a margine della consacrazione, in San Pietro, di cinque nuovi vescovi da parte di Benedetto XVI, tra i quali mons. Gianfranco Ravasi, neo presidente del pontificio consiglio per la cultura.
Mons. Bregantini dell' ordine degli stimmatini, trentino di origine, ex prete operaio a Verona, era da tempo in lista di partenza. Gia' lo scorso anno si parlava di un suo trasferimento in una diocesi della Puglia. Quest'autunno aveva provocato emozione e forse anche irritazione oltre le Mura Vaticane il fatto che mons. Bregantini si fosse recato a pregare a Duisburg, in Germania, dove da anni sono inseriti numerosi emigrati calabresi che avevano assistiti impotenti a una ministrage in una pizzeria gestita da italiani e teleguidata da un importante clan della n'drangheta che ha la sua base operativa a San Luca in Calabria, all'interno dei confini canonici della diocesi di Locri e Squillace.
Mons. Bregantini a Locri da 14 anni era diventato un punto di riferimento per molti a livello sociale, incoraggiando la nascita di cooperative formate da giovani decisi a non cedere alla morsa dell'emigrazione e dell'economia criminale e a livello religioso.
Recentemente la quotata ''Rivista del Clero Italiano'' aveva ospitato un' attualizzazione del detto di Gesù Cristo: a chi ti schiaffeggia, porgi l'altra guancia! In una delle due attualizzazioni li proposte compariva un 'esortazione del 2000 di mons. Bregantini dopo l'assasinio di un imprenditore della Locride che non aveva voluto abbassare la testa. D'altra parte non è un mistero che quando poteva mons. Bregantini si allontanava saltando la scorta assegnatagli fal locale prefetto. La circostanza potrebbe aver provocato rimostranze giunte fino alla scrivania di Giuliano Amato, attuale ministro agli Interni.
Eventuali timori del Viminale per l'incolumità di mons. Bregantini potrebbero essersi saldati con analoghi orientamenti della segreteria di stato vaticana. Adesso si attende di sapere 'chi' sarà il successore di mons. Bregantini alla guida della diocesi di Locri-Gerace. L'auspicio è che vi sia designato o un vescovo o un sacerdote che almeno non spezzi la continuità a livello di mobilitazione culturale e ideale favorita da mons. Bregantini per ridurre almeno un po' l'abbraccio della n'drangheta.
Con molto realismo la lotta combinata per effettivamente ridimensionarla non sarà né breve né indolore. E i ragazzi e le ragazze che in Calabria, in varie occasioni, basti citare l'assassinio del dirigente de ''La Margherita '', Fortugno, hanno trovato il coraggio per reagire, una realtà alla quale ha guardato con intresse l'ex segretario nazionale della Cisl, Savino Pezzotta, non meritano di essere lasciati soli e indeboliti.