C’é allarme nella vallata dello Stilaro per le voci di un possibile allontanamento del superiore del sacro monastero ortodosso di San Giovanni Theristys” di Bivongi, il padre Ghennadios Dionisiatis. Alla presa di posizione di numerosi fedeli, che si auspicano un ripensamento da parte dell’arcivescovo ortodosso, il metropolita Ghennadios Zervòs, se ne stanno aggiungendo altre, tutte improntate alla massima preoccupazione. Trascorsi appena due anni dall’allontanamento dal cenobio bivongese del suo primo custode proveniente dal monte Athos, il padre Kosmas aghiorita, l’arcivescovo Zervòs, delegato in Italia del Patriarca Bartolomeo di Costantinopoli, ha deciso di allontanare il nuovo custode, il padre Ghennadios Dionisiatis, senza un chiaro e specifico motivo. Certamente l’attuale monaco aghiorita, superando le precedenti crisi di rapporti tra monastero e amministrazione comunale, è riuscito, in questo poco spazio temporale, a riunire molti fedeli ortodossi provenienti dall’Europa orientale e da tutte le parti della Calabria, incentivando, tra l’altro, la collaborazione proficua dell’intera popolazione locale, aprendo un forte dialogo con il mondo cattolico calabrese. Nonostante la sofferta partenza di padre Kosmas abbia creato notevoli danni di visibilità, con risvolti negativi anche economici per il monastero, determinati dal minore afflusso di pellegrini greci e mancanza di sostegno economico da parte dell’arcidiocesi greca-ortodossa d’Italia, il padre Ghennadios è riuscito, nella continuità del suo predecessore, a custodire e lavorare nel monastero rilanciandolo spiritualmente e culturalmente avviando parallelamente un mirabile servizio pastorale agli immigrati ortodossi (in genere rumeni ed ucraini). In realtà, i cattivi umori che hanno accompagnato la partenza di padre Kosmas erano stati in parte tamponati, nei mesi precedenti all’arrivo del padre Ghennadios dalla più frequente presenza a Bivongi del padre Nilo, il monaco calabrese che con padre Kosmas aveva riaperto il monastero nel 1994. In quell’anno infatti il Consiglio Regionale della Calabria dichiarò all’unanimità l’area bizantina sita tra i fiumi Stilaro e Assi sacra per consentirvi il ristabilimento dei monaci ortodossi. Il 24 febbraio 1995 il comune di Bivongi consegnò ufficialmente il monastero all’arcidiocesi ortodossa d’Italia, contribuendo così al ripristino degli antichi legami intercorsi tra il monachesimo italo-greco e quello athonita. Tuttavia in questi giorni l’arcivescovo ortodosso Ghennadios Zervos ha destituito anche il padre Nilo dalle funzioni di vicario arcivescovile della Calabria e della Sicilia cosicché adesso è prevedibile ritenere che la nuova “vacanza” del San Giovanni non sarà gestita neppure da lui che era stato punto di riferimento e di dialogo nei rapporti tra comune e metropolita. Non sono chiari i motivi per cui nello spazio di poco più di due anni l’arcivescovo ortodosso di Venezia ha deciso di allontanare dal monastero, i tre monaci, Kosmas, Nilo e Ghennadios, che sono stati gli esecutori concreti, in sinergia con l’amministrazione comunale di Bivongi, della valorizzazione e fruizione di questo gioiello architettonico di arte bizantino-normanna. Probabilmente, a causa di queste tristi vicende, sta per riaprirsi sul solare monastero ortodosso un periodo di retrogrado oscurantismo.
Elia Fiorenza